Nella Chiesa Cattedrale dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo troviamo un bassorilievo in marmo, incassato nel terzo pilastro a sinistra, il più antico documento di devozione a Maria presente nel Veneto. Si tratta di una lastra di marmo (54 x 51 cm.), dalla quale sporgono delle immagini scolpite: al centro Maria, seduta in trono, con le braccia alzate e le palme delle mani aperte in atto di preghiera. Sulle ginocchia il Bambino benedicente, in piedi, ai due lati, gli arcangeli Michele e Gabriele. La mano destra alzata, mentre con la sinistra sorreggono un globo sormontato da una croce greca. Probabilmente, dove ora sono rimasti solo buchi vuoti, delle pietre preziose che però sono state trafugate nel tempo. Attorno alle figure scorre una invocazione scritta in caratteri greci del tipo onciale maiuscolo. Sopra il capo della Madonna si riconoscono bene le parole agia maria, Santa Maria. Ma il resto dell’iscrizione è meno comprensibile e viene letta in modo diverso dai vari studiosi. Nel 1966 è stata realizzata una cornice in marmo che circoscrive l’antico bassorilievo e così lo descrive: d’origine e fattura copto alto egitto IV secolo. Rappresenta e propone alla devozione dei fedeli la Theotókos, la Madre di Dio. Così, infatti, viene definita nel dogma proclamato dal Concilio di Efeso nel 431, per indicare che Maria ha dato alla luce non semplicemente un uomo, ma Dio come uomo. Attorno al 1810 l’immagine si trovava alla Basilica di S. Maria Assunta alla Tomba, nel coro della chiesa del convento di Santa Maria della Vittoria. Adiacente alla Basilica della Tomba c’era infatti il convento delle monache dell’ordine delle Serve di Maria osservanti la regola di Sant’Agostino (arrivate ad Adria da Concordia nel 1527). Il bassorilievo vi era stato trasferito con solenne processione il 19 giugno 1798, pensando di dare rifugio sicuro dopo l’arrivo dei francesi e la caduta della Repubblica di Venezia. Ma in seguito alla soppressione del convento e la confisca dei beni da parte di Napoleone, nel 1810 divenne necessario metterlo al riparo presso la Cattedrale, murandolo, successivamente, nella colonna della erigenda nuova chiesa, la cui prima pietra era stata posta nel 1776. In precedenza si trovava invece appena dietro la Basilica della Tomba, incassato sopra il portone d’ingresso al cortile, sul lato sud, nella zona in cui confluiva in città la via Popilia da Rimini e Ravenna. Lo testimonia il cippo miliare ritrovato nel 1848 a poca distanza, ora visibile presso il Museo Archeologico di Adria. La preziosa immagine dava il benvenuto a chi giungeva ad Adria. La mancanza di aureole, se non per il Bambino con tre raggi dietro il capo, indica una antica origine. La particolarità dei due Arcangeli ai lati: Gabriele è colui che porta l’annuncio a Maria, l’Incarnazione, che segna l’inizio. Michele, secondo una antica tradizione, suonerà le trombe del Giudizio annunciando la fine del mondo. Alfa ed Omega, inizio e fine. Principe delle milizie celesti, l’arcangelo Michele è molto venerato in oriente. Inoltre si associa nel culto alla Vergine Maria e posto proprio alla sua destra. Infatti entrambi sono emblemi della lotta contro il male, entrambi sono custodi e protettori dell’umanità.